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È
noto a tutti come l'azienda artigianale fosse
esistente già nel passato più remoto, quando
ancora l'evoluzione tecnologica non aveva
raggiunto gli odierni livelli, e come,
nonostante il progresso, sia tuttora funzionante
ed efficiente.
La bottega artigiana di
Giacomini Arrigo è nata nel 1885: fu lo zio
Pietro ad iniziare questa attività nella casa
della famiglia "Capòn", ora via di Sotto n.28.
Tornando con la mente a
quel periodo e riflettendo sul tipo di vita
condotto, possiamo mmaginare quali fossero
allora gli oggetti più richiesti: oltre a tavoli
e credenze erano necessari "brantiei e caratei",
botti e tini per pigiare l'uva e raccogliere il
mosto, "podines", utilizzate per fare il bucato,
attrezzi che facilitavano il lavoro domestico
come il "buinc", pratico per reggere i secchi
coi quali andare al pozzo, ed inoltre giocattoli
per bambini come trottole e birilli, ed il
caratteristico "cassone" più o meno ricamato a
seconda della fantasia del momento nel quale le
spose riponevano il loro corredo.
Gli attrezzi utilizzati
nella lavorazione erano dei più semplici:
erano rappresentati dal tornio a mano, dalla
sega a nastro, inizialmente funzionante a pedale
e successivamente azionata da uno dei primi
motori elettrici, ed altri piccoli "strumenti
del mestiere" fra cui scalpelli, pialle, lime,
raspe, il tipico "stris" utile per dare agli
oggetti la forma ovale, il "soreman" per
livellare il legno, e la "sgorbie"
La lavorazione consisteva,
dunque, in tutti quei manufatti in legno che
potavano servire alla collettività paesana e dei
dintorni, ed in particolar modo era volta alla
costruzione dei carri agricoli e delle tipiche
carrette, allora considerate un mezzo di
trasporto assai pregiato. Da segnalare che la
bottega era unica nella zona, tanto che da tutto
il Friuli giungevano ordinazioni di riparazioni
o costruzioni di tali carri, e pur sembrando
cosa facile, la loro messa a punto richiedeva
grande preparazione ed abilità nel unire tante
parti in una sola: ruota, ad esempio, era
formata dal "mujul", il centro, dal "rai" il
raggio, e dai "giavéi", i vari segmenti
comprendenti due raggi in cui essa si compone.
Poi, con l'ausilio del
fabbro, le ruote venivano avvolte da un cerchio
di ferro che le fissava definitivamente.
Nell'azienda, assieme al
titolare Pietro, era impiegato anche il fratello
Giobatta che continuò l'attività trasferendo la
bottega nello stabile adiacente l'attuale
abitazione di Basaldella Laurino ed ora non più
esistente. Tale costruzione, infatti, occupando
parte della strada, impediva un traffico
scorrevole; il suo acquisto da parte del Comune
e la conseguente demolizione consentirono,
successivamente, l'ampliamento della strada ed
un passaggio più agevole.
Significativo, per i
fratelli Giacomini, fu l'anno 1905 in cui alla
Mostra Internazionale di Tricesimo, vinsero il
diploma con medaglia d'oro attribuito ai
migliori costruttori di carrette da trasporto,
la "carete" e la,,briscie".
Fu questo un premio che
riconobbe e ripagò il loro lavoro, il quale,
come quello di tutti i falegnami, richiedeva
pazienza e profonda dedizione e poteva essere
considerato, se vogliamo, un'arte che, per di
più, non era neppure remunerativa.
L'epoca di ristrettezze
economiche non permetteva, infatti, un'altro
guadagno, tanto che spesso ci si regolava
attraverso baratti, e viste le molte ore
dedicate al lavoro il compenso era modesto.
Di conseguenza è facile
dedurre come tali persone non lavorassero a
scopo di lucro o di tornaconto personale, ma per
vera e propria passione.
Talvolta la bottega era un
"ritrovo" per tutti coloro che tornando dai
campi, amavano trascorrere qualche momento
osservando il falegname, considerato un maestro,
nello svolgimento del suo lavoro.
Superate le due guerre e
le relative difficoltà durante il periodo della
ricostruzione, il figlio Arrigo si trasferì in
Via Udine 18, apportando un notevole
miglioramento alle strutture tecniche, in grado
di soddisfare le più moderne esigenze.
Così, l'attività
artigianale continua tuttora, non richiedendo
ingenti investimenti economici, a perpetuare una
tradizione che oltre ad essere qualificativa è
anche gratificante, dal momento che attribuisce
alla persona stessa il merito di creare e
portare a termine il medesimo prodotto, fornito
delle proprie mani.
Giacomini Arrigo anno 1985
Tratto dalla rivista "Colloredo
di Prato" 1985
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