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Colloredo di Prato 23 settembre 2006

La Bottega Artigiana

 
   
     
 

È noto a tutti come l'azienda artigianale fosse esistente già nel passato più remoto, quando ancora l'evoluzione tecnologica non aveva raggiunto gli odierni livelli, e come, nonostante il progresso, sia tuttora funzionante ed efficiente.

La bottega artigiana di Giacomini Arrigo è nata nel 1885: fu lo zio Pietro ad iniziare questa attività nella casa della famiglia "Capòn", ora via di Sotto n.28.

Tornando con la mente a quel periodo e riflettendo sul tipo di vita condotto, possiamo mmaginare quali fossero allora gli oggetti più richiesti: oltre a tavoli e credenze erano necessari "brantiei e caratei", botti e tini per pigiare l'uva e raccogliere il mosto, "podines", utilizzate per fare il bucato, attrezzi che facilitavano il lavoro domestico come il "buinc", pratico per reggere i secchi coi quali andare al pozzo, ed inoltre giocattoli per bambini come trottole e birilli, ed il caratteristico "cassone" più o meno ricamato a seconda della fantasia del momento nel quale le spose riponevano il loro corredo.

Gli attrezzi utilizzati nella lavorazione erano dei più semplici:  erano  rappresentati  dal tornio a mano, dalla sega a nastro, inizialmente funzionante a pedale e successivamente azionata da uno dei primi motori elettrici, ed altri piccoli "strumenti del mestiere" fra cui scalpelli, pialle, lime, raspe, il tipico "stris" utile per dare agli oggetti la forma ovale, il "soreman" per livellare il legno, e la "sgorbie"

La lavorazione consisteva, dunque, in tutti quei manufatti in legno che potavano servire alla collettività paesana e dei dintorni, ed in particolar modo era volta alla costruzione dei carri agricoli e delle tipiche carrette,  allora  considerate  un mezzo di trasporto assai pregiato. Da segnalare che la bottega era unica nella zona, tanto che da tutto il Friuli giungevano ordinazioni di riparazioni o costruzioni di tali carri, e pur sembrando cosa facile, la loro messa a punto richiedeva grande preparazione ed abilità nel unire tante parti in una sola: ruota, ad esempio, era formata dal "mujul", il centro, dal "rai" il raggio, e dai "giavéi", i vari segmenti comprendenti due raggi in cui essa si compone.

Poi, con l'ausilio del fabbro, le ruote venivano avvolte da un cerchio di ferro che le fissava definitivamente.

Nell'azienda, assieme al titolare Pietro, era impiegato anche il fratello Giobatta che continuò l'attività trasferendo la bottega nello stabile adiacente l'attuale abitazione di Basaldella Laurino ed ora non più esistente. Tale costruzione, infatti, occupando parte della strada, impediva un traffico scorrevole; il suo acquisto da parte del Comune e la conseguente demolizione consentirono, successivamente,  l'ampliamento  della strada ed un passaggio più agevole.

Significativo, per i fratelli Giacomini, fu l'anno 1905 in cui alla Mostra Internazionale di Tricesimo, vinsero il diploma con medaglia d'oro attribuito ai migliori costruttori di carrette da trasporto, la "carete" e la,,briscie".

Fu questo un premio che riconobbe e ripagò il loro lavoro, il quale, come quello di tutti i falegnami, richiedeva pazienza e profonda dedizione e poteva essere considerato, se vogliamo, un'arte che, per di più, non era neppure remunerativa.

L'epoca di ristrettezze economiche non permetteva, infatti, un'altro guadagno, tanto che spesso ci si regolava attraverso baratti, e viste le molte ore dedicate al lavoro il compenso era modesto.

Di conseguenza è facile dedurre come tali persone non lavorassero a scopo di lucro o di tornaconto personale, ma per vera e propria passione.

Talvolta la bottega era un "ritrovo" per tutti coloro che tornando dai campi, amavano trascorrere qualche momento osservando il falegname, considerato un maestro, nello svolgimento del suo lavoro.

Superate le due guerre e le relative difficoltà durante il periodo della ricostruzione, il figlio Arrigo si trasferì in Via Udine 18, apportando un notevole miglioramento alle strutture tecniche, in grado di soddisfare le più moderne esigenze.

Così, l'attività artigianale continua tuttora, non richiedendo ingenti investimenti economici, a perpetuare una tradizione che oltre ad essere qualificativa è anche gratificante, dal momento che attribuisce alla persona stessa il merito di creare e portare a termine il medesimo prodotto, fornito delle proprie mani.

Giacomini Arrigo anno 1985

Tratto dalla rivista "Colloredo di Prato" 1985

 

 

 
     


 
 
 
     
 




 
 

Giacomini Arrigo

 
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