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Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro moriva. Nel
gennaio 1992, la ventenne Eluana Englaro fu
coinvolta in un terribile incidente d’auto che
la condannò ad uno stato vegetativo permanente.
Ci sono voluti 6233 giorni perché il padre
potesse liberarla e dirle addio; diciassette
anni di vita sospesa fra la vita e la morte,
durante i quali Beppino Englaro ha lasciato il
suo lavoro e si è immerso nelle carte. Ha
studiato codici e regolamenti, ha partecipato a
convegni e incontrato politici, giuristi e
teologi, nel tentativo di capire come dar voce
alla figlia e far rispettare la sua volontà
percorrendo sempre la strada della legalità. I
suoi sono stati anni senza tregua, senza pause,
senza possibilità di fuga o di riparo dalla
violenza di una vita artificiale imposta a
Eluana da uno Stato etico, che può arrivare a
privare delle libertà fondamentali i suoi stessi
cittadini. In questo libro l'autore rievoca i
ricordi e le lettere di sua figlia e ripercorre
gli ultimi mesi della vita di lei anche
attraverso la propria storia di uomo riservato,
costretto dagli eventi a farsi portavoce di un
popolo silenzioso che ogni giorno, negli
ospedali, si pone domande semplici e aspetta
risposte umane, e viene invece abbandonato dalla
politica in un limbo di sofferenza.
Una battaglia in cui Englaro è tuttora impegnato
perché la libertà di cura sia un valore
collettivo, perché la legge rispetti l'individuo
e non dia a altri se non a lui stesso il diritto
di decidere della propria salute.
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